Hunger è un film che racconta in maniera brutale la crudeltà con cui venivano trattati i prigionieri della PIRA nella prigione di Long Kesh, nell'Irlanda del Nord. Gli esponenti del gruppo chiedevano di essere trattati come prigionieri politici, status abolito anni prima. Per ottenere i diritti richiesti, vediamo nel film due fasi di protesta. La prima in cui i prigionieri attuavano lo sciopero dello sporco e delle coperte: nella pratica imbrattavano le pareti delle celle con le feci, versavano le loro urine nei corridoi e si rifiutavano di indossare la divisa dei carcerati, coprendosi solo con delle coperte.
Nulla ottenendo, i toni cambiano. C'è un intervallo di 20 minuti in cui un prigioniero, Bobby Sands (Michael Fassbender), ha un colloquio con un prete in cui dichiara che intende iniziare uno sciopero della fame, e come lui anche molti altri prigionieri. La seconda parte sarà incentrata sul lento martirio che lo porterà alla morte.
Fino a dove siamo disposti a spingerci per i nostri ideali? Omicidi? Suicidio? Questi giovani combattenti della PIRA erano disposti proprio a tutto. Questo è l'aspetto che più mi ha colpito del film. E' difficile annullare la proprio persona per un ideale, ma questi giovani ci riuscivano, anche a costo di rischiare la vita, anche a costo di perdere la famiglia. La cosa può sembrare affascinante o terrificante. Io sono più per il secondo punto di vista..
Registicamente parlando, McQueen è riuscito a contraddistinguersi grazie ai lunghi silenzi, quasi a voler lasciar parlare le immagini. Immagini forti senza dubbio. Come se l'obiettivo fosse quello di costringere lo spettatore a pensare a quello che sta guardando. Non ci sono distrazioni, solo l'orrore di una lenta agonia.
Bel film, hai ragione altro che Pannella!!
RispondiEliminaUna prova non da poco per Fassbender..
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