Ci sono sere in cui ti siedi a guardare un film senza troppe aspettative. Fa caldo, ti vuoi rilassare un paio d'ore. Sai che è un film a tema sportivo, in cui si inserisce il rapporto di un padre con sua figlia. Potrebbe essere bello: vediamolo.
Gus è un talent scout vecchio stile. Per lui sono trascorse molte primavere e la sua vista comincia a perdere colpi. Come molti anziani, non vuole né ammetterlo, né tanto meno farsi visitare da uno specialista.
Abbastanza controvoglia arriva sua figlia a spalleggiarlo, in un momento molto delicato della sua carriera. Il periodo di assistenza al padre si trasforma in un momento per chiarire vecchi rancori, capire veramente quali sono gli obiettivi importanti nella vita e, chissà, trovare l'amore.
Questa trama tutta infiocchettata sembrerà anche banale, ma il film è proprio carino. Amy Adams è un'attrice che sto imparando ad apprezzare sempre di più. Clint è sempre il caro e vecchio Clint (ma vecchio sul serio qui eh), con le sue imprecazioni e i suoi modi duri, ma che dico duri, durissimi.
Robert Lorenz è alla sua prima esperienza come direttore a capo dei lavori, dopo aver affiancato molti campioni della camera e se la cava davvero bene.
Un quesito però si è fatto largo dentro di me: ma avevano ragione Brad e Jonah ne L'arte di vincere, convinti che gli algoritmi dei pc prevedono al meglio i comportamenti dei giocatori di baseball? O ha ragione Clint, che percepisce la bravura di un battitore dal rumore che la palla fa contro la mazza? Ai posteri l'ardua sentenza.
Per me Eastwood è sinonimo di garanzia. Il film non l'ho ancora visto però mi incuriosiva parecchio, lo guarderò sicuramente!
RispondiEliminaPassa da me se ti va
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