In una scuola elementare di Motréal, l’insegnante Martine
Lachance si impicca in aula, durante la ricreazione. E’ Simon, un bambino di 11
anni, a trovarla. Questo gesto estremo e apparentemente inspiegabile, getta la
classe in uno stato di confusione e shock, dovuto soprattutto al fatto che
questi giovani non sanno come affrontare emotivamente la perdita tragica della
maestra. L’aula viene ridipinta, quasi a voler cancellare la presenza della
maestra stessa, e comincia la ricerca di un sostituto. Purtroppo la notizia del
suicidio rende impossibile trovarne uno, nessuno vuole insegnare in quella
classe.
L’unico che si presenta come volontario è Bachir Lazhar,
immigrato algerino, con documenti falsi, disposto a tutto pur di ottenere il
posto. Il nuovo prof. cercherà di essere insegnante ed educatore dei ragazzi;
parlerà di contenuti, di forme, di educazione e di valori. Bachir nasconde un
terribile segreto, anche lui sta elaborando un lutto e percorrerà questo doloroso
percorso assieme ai suoi alunni. Nonostante la volontà di genitori e preside di
tenere pedagogia e psicologia nettamente separate, sarà proprio Bachir a dare
ai suoi piccoli uomini i mezzi per superare la tragedia che li ha investiti. Li
metterà allo stesso livello dei “grandi” e permetterà loro di maturare.
In un epoca dove l’alunno si reca a scuola solo per
apprendere nozioni e dove il maestro ha il compito specifico di insegnare
esclusivamente la didattica, dove l’alunno può mettere in discussione le parole
dell’adulto che sta dietro alla cattedra e dove l’insegnante rischia
continuamente di essere attaccato, Philippe Falardeau ci presenta un uomo che
prende il suo ruolo di professore alla vecchia maniera. Si pone su un livello
diverso, autoritario, rispetto ai suoi alunni. Sfrutta tutte le occasioni per
farli riflettere, crescere e maturare opinioni personali; spesso andando contro
le conclamate istruzioni di preside e genitori. Lui non sa essere diverso,
perché prende il suo ruolo a 360°. Vede che i suoi studenti hanno bisogno del
suo aiuto e non si tira indietro. Sente che hanno bisogno di più di qualche ora
con la psicologa per superare lo shock che hanno subito e rischia tutto per
aiutarli. Instaura con loro un rapporto di amicizia e reciproco rispetto. Loro
sono le sue crisalidi che presto diventeranno farfalle. Questo paragone, preso
in prestito da Balzac, si respira durante tutta la storia e diffonde una luce
speciale su Bachir e i suoi affezionati studenti.
Tra i temi trattati spicca anche l’integrazione di uno
straniero con un bagaglio culturale diverso e una storia combattuta, che prende
un valore aggiunto se pensiamo che l’attore Mohamed Fellag (Bachir Lazhar) si
esilia a Parigi nel 1995, dopo lo scoppio di una bomba nel teatro dove stava
andando in scena il suo spettacolo.
Il film ha ricevuto molti consensi, forse proprio perché
riesce a trasmettere tutte le emozioni che si sviluppano all’interno di questo
microcosmo, lasciando allo spettatore qualcosa di più rispetto alla semplice
visione di un bel film.