venerdì 26 aprile 2013

IRON MAN 3 - Il supereroe più azzeccato è Tony Stark



Iron Man, alias Tony Stark, alias Robert Downey Jr. si trova, in questo terzo episodio, a fare i conti con il suo lato umano. Per lui che ha combattuto contro terroristi e alieni, solo o al fianco degli altri vendicatori, ora viene il momento di capire chi è l'Uomo, perché l'eroe sembra aver preso il sopravvento.
Questa volta i dissidenti sono suoi "amici" di vecchia data, alle prese con una formula in grado di far rigenerare parti del corpo umano. Un'idea che potrebbe aiutare l'umanità, ma che viene usata per creare super soldati spietati. Come sempre, se la scienza ci dà delle possibilità, l'uomo cerca subito l'applicazione più nociva per i suoi simili.

Tra tutti i supereroi approdati sul grande schermo, non 'è dubbio che il più popolare e il più simpatico sia Iron Man. Più che l'armatura in sé, il pubblico lo ama per il suo carattere e il suo carisma, che sfociano in un'ironia sempre vincente (impossibile non ridere alle sue battute). Il merito della riuscita del personaggio va senz'altro in buona parte a Robert Downey Jr, che ormai si sentirà più Stark che se stesso (peggio che il dottor House per Hugh Laurie!). Chissà se anche lui gira per casa con l'armatura..
In questa vicenda contro il Mandarino e Aldrich Killian, Iron Man avrà il classico crollo da supereroe in astinenza da grandi imprese. E' dura tornare alla vita di tutti i giorni dopo aver affrontato tanti grandi avventure. Vediamo uno Stark che non dorme, che passa il tempo nel laboratorio a costruire decine di armature, in preda ad attacchi di panico. Troverà la motivazione per lottare e, alla fine, abbandonare il suo alter ego ingombrante, grazie a un ragazzino e al pericolo in cui incorre Pepper, la bella rapita dal cattivo.
I cattivi sono un fantastico Ben Kingsley, mai scontato e sempre a suo agio; e Guy Pearce, che per me resterà sempre Leonard, e che qui ho visto comunque abbastanza azzeccato.

Ora facciamo un po' di polemica, non per il film, che è esattamente quello che uno si aspetta, tanto che nessuno esce deluso dalla sala, tanto meno io che mi sono proprio divertita nel vedere le ultime mirabolanti imprese dell'ironico Stark; ma piuttosto me la prendo con la distribuzione.
Eh si, forse non tutti sanno come funziona il meccanismo di gestione e distribuzione delle pellicole o copie digitali che siano. Beh in breve la casa di distribuzione ha a disposizione una serie di copie di un film e le "affitta" ai cinema, chiedendo in cambio una percentuale sull'incasso (dal 48 al 45 % di solito, in base a quanto è recente il film). Stampare una pellicola ha effettivamente un costo di produzione, quindi a volte chiedono un minimo garantito, indipendentemente dall'incasso. Per il digitale la storia è diversa perchè una stessa copia può essere passata a più cinema nell'arco della settimana, i quali la copiano sul proprio server e la proiettano. Ora anche qui c'è un minimo costo, visto che lo stesso hardware viene resettato e utilizzato per un altro film, ma la resa è esponenzialmente maggiore. Purtroppo capita lo stesso che la distribuzione detti regole, anche dopo che i loro costi sono stati abbattuti e che un esercente ha speso decine di migliaia di euro per digitalizzare la sala. Ma dico, vi sembra giusto?? Porto il caso del nostro piccolo cinema, i prezzi sono solitamente 2D a 5,50 intero e 4 e ridotto, mentre per il 3D 7 e l'intero e 5,50 e il ridotto. La proiezione e il suono sono ottimi, ma la sala è un po' datata e quindi  non vogliamo chiedere cifre astronomiche, altrimenti come possiamo sopravvivere coi multiplex?? Per Iron Man 3 la casa ci ha obbligati ad aumentare il prezzo del biglietto di 1 € e a proiettare il film SOLO in 3D, in alternativa potevamo sempre scegliere di pagare 1500 € di minimo garantito e farlo comunque solo in 3D. E' tutto molto triste. cioè, si sa che questo film incasserà cifre esorbitanti; perchè volete mettere in croce le piccole sale? Il bello è che non migliorerà mai la situazione..
Scusate più che parlare di Iron Man 3, mi sono accanita contro le case di distribuzione, ma capirete il perché ora! A me era passata la voglia di farlo a causa di tutti questi ricatti assurdi.. E invece lo abbiamo fatto lo stesso.

mercoledì 24 aprile 2013

IL LATO POSITIVO - Pazzi per Bradley e Jennifer

File:Silver Linings Playbook.JPG


Finalmente ho visto Il Lato Positivo e (che posso dire?) sono rimasta affascinata da tanta semplice complessità. Ne avevo letto le lodi in vari post, ma vederlo è stato comunque una piacevole scoperta.

Pat è appena uscito da un ospedale psichiatrico, dopo aver scontato 8 mesi di reclusione per aver pestato a sangue l'amante di sua moglie. Lo scatto d'ira è esploso quando li ha colti in flagrante, sulle dolci note della canzone del loro matrimonio. Beh, sarebbero girate anche a me! Fatto sta che ora Pat si trova a dover affrontare il suo problema: un bipolarismo di cui soffre da sempre e che ora non può più ignorare. Più che le cure mediche, sono la forza di volontà e la sua nuova teoria di vita che lo stanno aiutando a controllare i suoi umori. Excelsior, sempre più in alto. Quando vogliamo una cosa dobbiamo impegnarci e fare di tutto per ottenerla, dal buio si esce solo se si pensa positivo, il sole uscirà da dietro le nuvole se crediamo in noi e abbiamo un atteggiamento positivo. Queste sono le frasi che Pat continua a ripetersi, il suo mantra, la chiave per diventare una persona migliore. Penserete che voglia costruirsi una nuova vita, visto che ha perso lavoro/moglie/casa.. E invece no, vuole solo riconquistare sua moglie Nikki.
Ad aiutarlo e ospitarlo ci sono i suoi genitori; una madre "chioccia" che tiene la famiglia unita e un padre patito di football, la cui personalità ci fa capire un po' da dove arrivano i problemi di Pat.
Lungo il suo percorso, s'imbatte in Tiffany, una giovane vedova con un bagaglio non trascurabile. Anche lei in cura con psicofarmaci per combattere il suo disturbo. I due stringono un patto di mutuo aiuto e Pat si troverà a doversi allenare per concorrere ad una gara di ballo da sala. Il processo per riuscire ad avere una vita normale è tutto in salita, ma questo rapporto con Tiffany porterà ad entrambi grandi benefici.

Diciamocelo, questo è un film fuori dai soliti schemi, una ventata di aria fresca di cui avevamo proprio bisogno.
Le malattie mentali vengono affrontate in maniera brillante, ma non per questo alla leggera. Le patologie sono spiattellate in tutte le loro sfaccettature. I personaggi sono veri, in balia di un continuo contrasto interiore; cadono e si rendono subito conto dei danni che fanno, per questo si odiano ancora di più per non essere riusciti a controllarsi.
Il padre di Pat, Patrizio, è un ossessivo compulsivo che scommette sulle partite degli Eagles affidandosi a degli strani riti scaramantici, tiene in maniera maniacale ai suoi oggetti e condisce il tutto con un dose di violenza. Tra tutti i personaggi è quello che mi è piaciuto di più, forse perchè nelle scene corali, quando tutti i protagonisti danno libero sfogo alle loro pazze personalità, lui è quello che nutre le gag che si vengono a creare. I dialoghi sono di ottimo livello in quei frangenti e lo spettatore rimane spiazzato da quanto la loro pazzia sia assolutamente normale per loro. E' palese che hanno dei problemi, loro ne sono consapevoli, ma per loro questa è la norma.
Per me che cerco sempre qualcosa da metabolizzare dopo aver visto un film, qui mi piace vedere come il messaggio più importante sia proprio la teoria a cui Pat si vota. Dobbiamo sforzarci di pensare ed essere positivi, sempre. Solo così possiamo sperare di raggiungere i nostri obiettivi. Excelsior!

lunedì 22 aprile 2013

JND - SHINING






Oggi mi trovo di fronte ad una duplice sfida. Eh sì perché non solo partecipo alla celebrazione di un Grande come Jack Nicholson, ma ne parlerò attraverso uno dei ruoli che l'ha reso celebre: Jack Torrence.
Jack è un aspirante scrittore che accetta il lavoro come custode invernale dell'Overlook Hotel, un albergo di montagna, piacevolmente appartato d'estate, terribilmente isolato d'inverno. Jack vi si trasferisce con Wendy (la moglie) e Danny (il figlio). La struttura alberghiera è stata costruita su un cimitero indiano e, nel corso degli anni, è stata teatro di varie azioni poco piacevoli. E' Danny che vede la vera natura di questo luogo, grazie allo shining (la luccicanza).
Alla famiglia torrence si prospettano 6 mesi di tranquillo riposo, se non fosse che il caro Jack perde le staffe, la bussola, le rotelle, il senno, il lume (e chi più ne ha più ne metta) e pensa bene di uccidere la Wendy e Danny, in balia di una follia dovuta all'oscura influenza che l'albergo stesso ha su di lui.

Lascio perdere la trama perché immagino che tutti abbiamo visto questo capolavoro almeno una decina di volte. La prima volta per me è stato da piccolissima, quando attraversavo il periodo Stephen King. Dopo It, sono passata a Shining, che è anche il film che mi ha presentato Jack. Appena l'ho visto ho pensato "cavolo,questo tizio è troppo portato per fare lo psicopatico!". Forse è per questo che le parti in cui fa il malato mentale sono quelle che mi apprezzo di più.

Queste sopracciglia

e questo sorriso malefico
sono passati alla storia. 

Non per niente IMDB.com mette tra le peculiarità di Jack, il fatto che abbia spesso interpretato persone mentalmente instabili. Il suo personaggio in Shining è al 25esimo posto nella classifica dei Cattivi dell'American Film Institute. Forse grazie all'infinità di smorfie terrificanti che riesce a fare. Cioè, sembra veramente un pazzo!


Nel film Nicholson è doppiato da Giancarlo Giannini e devo ammettere che confrontando la versione originale con la versione italiana trovo che la voce ci stia a pennello. E' molto simile nel timbro e nell'espressività, caratteristiche notate e apprezzate anche da Kubrick stesso, al punto che scrisse una lettera per complimentarsi con Giannini per l'ottimo lavoro. Una sorte diversa, invece, è toccata a Shelley Duvall che nella versione italiana perde veramente tanto realismo (peccato, dopo tutto quell'insistere di Stanley sul set!).
Tutta la bravura di Jack, è ben sostenuta da tutto quello che la mente di un genio come Stanley Kubrick riesce a partorire. Potremmo parlare delle innovazioni utilizzate, come la stradycam; delle riprese di quei lunghi corridoi percorsi da Danny in triciclo, che fanno salire l'angoscia a mille; dell'insistenza con cui Kubrick   portava i personaggi a coincidere con l'idea che aveva di essi. Lo stesso Nicholson in un'intervista disse che è difficile recitare in un film e sembrare ancor più reali di quello a cui il pubblico era già abituato a vedere, in più si sentiva dire dal regista che oltre ad essere reale doveva essere interessante. Beh, io direi che ci è riuscito alla grande.
Auguri Jack, da parte mia e anche da parte degli altri blogger che si sono uniti all'iniziativa per festeggiare il tuo b-day!

Director's cult

e grazie perchè questa ricorrenza mi ha dato l'occasione per guardare i contenuti speciali del DVD! Vedere certi geni al lavoro è sempre gustosissimo!




martedì 16 aprile 2013

BIANCA COME IL LATTE ROSSA COME IL SANGUE - Il solito problema del cinema italiano

Locandina Bianca come il latte, rossa come il sanguePer chi come me ama il cinema, è sempre difficile recensire prodotti come Bianca Coma Il Latte Rossa Come Il Sangue. Il fatto è che il cinema italiano si presenta come un prodotto "ambiguo" a volte. Mi spiego meglio: confezionare un buon film è difficile e per l'analisi mi baso su trama, cast, resa finale (montaggio, regia, fotografia, ecc..).
La trama arriva dall'omonimo romanzo di D'Avenia, un best seller che ha avvicinato il tema della leucemia ai giovani. Si, ci sono già molti film che ne parlano, ma qui devo ammettere la tragedia ci tocca molto più rispetto a La Custode Di Mia Sorella, A Time For Dancing,  Nemiche Amiche.. Sarà perché vediamo i nostri licei, le nostre città; o perché ormai sentiamo sempre più storie di giovani che vengono colpiti da questa terribile malattia. Qui è Beatrice, una ragazza di 17 anni che si trova a dover affrontare il terribile male. Noi viviamo la vicenda attraverso gli occhi di Leo, innamorato di lei pur non conoscendola affatto, che la aiuterà moltissimo durante tutto il periodo della cura. Leo all'inizio è un ragazzo senza l'ombra di un pensiero, sbadato, quasi superficiale; alla fine del film lo ritroviamo cresciuto, maturato, consapevole e quasi saggio. Quindi direi che la trama è buona, anzi ottima.
Ora veniamo ai punti dolenti della faccenda. Se la trama ha dei buoni presupposti, cast e resa finale rovinano quello che poteva essere un gran bel film.
La recitazione italiana è fin troppo teatrale e finta come sempre.. Io mi chiedo: ma se abbiamo dei doppiatori così bravi, com'è possibile che gli attori a disposizione siano così scarsi? Mah. Scicchitano (Leo) mi era piaciuto in Scialla e ne Un Giorno Speciale, qui proprio no. Le co-protagoniste che se lo contendono non escono meglio di lui. Una nota positiva per Argentero (gli hanno affibbiato una parte un po' fasulla, ma lui recita indubbiamente bene), Insinna (tragi-comico al punto giusto) e Cecilia Dazzi, che hanno alzato il livello generale, nei loro brevi momenti di apparizione.
La fotografia è banale, gli spunti per osare c'erano, ma non sono stati colti; anzi a volte sono stati sprecati, ad esempio quando Leo guarda Beatrice in metropolitana: il gioco degli scatti permetteva di sbizzarrirsi coi contrasti, e invece niente. Sulla colonna sonora non voglio dire niente, se non TROPPI Modà. Anche se prima ti piacciono, esci dalla sala che piuttosto di risentire il ritornello "non morireeeeeeeeee" o "volareeeeeeeeee" ti faresti stendere da una camion molto grosso.
Tirando le somme posso solo dire che per rendere il prodotto commerciale, adolescenziale a livello iperglicemico, "mocciano", piacione e ammiccante, si è finiti col deturpare una storia che si meritava scelte migliori, si meritava di essere trattata seriamente, senza banalizzazioni o escamotage da botteghino. I giovani sarebbero venuti lo stesso (spero) e avrebbero visto un film di livello superiore (siamo già al minimo qui..)

sabato 6 aprile 2013

DRAG ME TO HELL - What the Hell happened to Sam?



Avete presente Sam Raimi, l'uomo che ci ha dato perle come The Gift, La casa e Pronti a morire? Beh dimenticatevelo. Non so cosa gli sia successo. Passi Oz, che è stato un pacchetto sicuramente pilotato dalla produzione, ma Drag Me To Hell poteva, anzi doveva, essere qualcosa di più.
Una giovane impiegata bancaria rifiuta la terza proroga sul mutuo di un'anziana zingara e questa si infuria a tal punto che decide di scagliare una maledizione alla povera malcapitata, che sta solo cercando di fare carriera. La maledizione consiste in 3 giorni di spauracchi continui, per opera di un demone con le sembianze di un minotauro, per poi finire con il letterale trascinamento all'Inferno.
La storia è già vista, ma non è questo il problema. Il cast non è il massimo, ma neanche questo è il problema.
Gli effetti speciali fanno un tantino pena, e questo è il primo problema. Insomma, nel 2009 potevano anche fare di meglio!

Se chi ha visto tanti horror riesce ad anticipare gli avvenimenti del film, vuol dire che qualcosa non va; e qui capita veramente troppo spesso.
Il genere horror è diventato il più facile da massacrare, forse perchè gli anni d'oro sono passati, perchè il pubblico è troppo esigente. In questo caso, però, è fin troppo facile. I fratelli Raimi non hanno saputo scrivere una sceneggiatura capace di far saltare lo spettatore sulla sedia, né usare i tempi giusti per far crescere la suspance, questa è la triste verità..

giovedì 4 aprile 2013

ARGO VAF*****O - Piccoli astronauti crescono

File:Argo poster.gifOrmai penso all'America come uno dei paesi con il maggior numero di segreti di stato. Sto proprio leggendo un libro in cui si spiega che, in pratica, i riconoscimenti militari più importanti vengono segretati per difendere le identità di chi compie le imprese. Molte di queste imprese - tra l'altro - non sono cose di cui andare proprio fieri, ma hanno portato qualche beneficio allo Zio Sam. L'impresa di Tony Mendez (Affleck) è senza dubbio degna di nota.
Siamo a Teheran, 1979. Un gruppo di iraniani veramente incazzati prende in ostaggio l'intera ambasciata americana. Perchè sono così arrabbiati? Beh in pratica sono appena riusciti a spodestare un tiranno che per più di 30 anni, con l'appoggio degli USA ha torturato e ucciso migliaia di cittadini iraniani, lasciando che le holding straniere si arricchissero col loro petrolio. Questo tiranno, malato terminale di cancro, ahimé, è riuscito a sfuggire alla giustizia iraniana, chiedendo asilo al presidente Carter che lo ha accolto a braccia aperte.
Sei impiegati dell'ambasciata sono riusciti a scappare prima di essere catturati e si sono rifugiati a casa dell'ambasciatore canadese. Ora, se gli iraniani li scoprono rischiano di fare una gran brutta fine, quindi la CIA, nella persona Mendez mette a punto un piano per esfiltrarli.
Prima di scrivere questo post ho voluto vere il film due volte. Insomma, ha vinto l'Oscar come miglior film, quindi volevo cercare di dire cose intelligenti, compatibilmente con le mie capacità!
Se si hanno dei dubbi sul Ben affleck attore, non se ne hanno sul Ben Affleck regista. Insomma luce, inquadrature, ritmo sono assolutamente adatte in ogni momento della narrazione. La ricostruzione delle scene prese dai telegiornali dell'epoca, i personaggi, tutto è curato al dettaglio.
I più la storia è "nuova". Siamo abituati a storie di spie con mille travestimenti, dagli effetti speciali spettacolari. E poi c'è Mendez, che scomoda nientepopodimeno che Hollywood, che rischia in prima persona il tutto e per tutto e che non accetta di abbandonare sei persone che hanno riposto la loro fiducia in lui.
Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Mendez. Non sapremo mai la verità vera su tutta la faccenda; insomma finché Clinton non ha tolto il segreto sull'operazione, il merito era andato ai canadesi, figuriamoci se ora ci raccontano tutto (sono pur sempre gli Stati Uniti!). Di certo ci godiamo questo bel film, che tiene lo spettatore incollato alla poltrona dall'inizio alla fine.
Una sola domanda sorge spontanea alla fine, quando comparano le facce dei personaggi reali, con gli attori che hanno interpretato la loro parte sul grande schermo: ma se tutti gli attori somigliano molto alle persone reali, perché la parte di Mendez, un ispanico di nome e di aspetto, è andata a Ben? Questo sì che è essere dispotici! Ti perdoniamo Ben! E, a proposito, complimenti - ne hai fatta di strada!!

File:Carter.gif