lunedì 18 febbraio 2013

GREASE - Travolti da Travolta

Grease.jpgHo visto con piacere che oggi molti blogger hanno deciso di omaggiare un grande attore, John Travolta, così mi inserisco volentieri anch'io. Tra i numerosi film che ha fatto, ne ho visti solo 12, un po' pochi.. Ma ce n'è uno che ha un posto speciale nella mia videoteca.
Era il 1978, sarei nata 8 anni dopo, in Cina vietavano le letture di Shakespeare, in Italia passava la legge sull'aborto e John Travolta interpretava Danny Zuko in Grease.
Danny e Sandy hanno trascorso una bellissima estate insieme. Lui è il tipico bello e dannato, sciupa-femmine, Don Giovanni con la fila alla porta. Lei è una romantica ragazza australiana che ha passato le vacanze negli States e sta per tornare a casa. Qui arriva l'imprevisto: Sandy non riparte per l'Australia, ma resta e frequenta l'ultimo anno nello stesso liceo di Danny. Lei si inserirà nel gruppo delle irriverenti Pink Ladies, con non poche difficoltà. Lui è il leader dei T-Birds. La presenza di queste due bande metterà in serio pericolo l'amore nato tra i due, i ruoli e le dinamiche sociali del liceo fanno si che Danny non possa essere il tipo di ragazzo che si innamora e resta fedele ad una ragazza; e che l'innocente Sandy non sia assolutamente in tipo di ragazza giusta per Danny a causa della sua purezza e innocenza.
Musiche e balli scandiscono la narrazione tra serate al Drive-In, pigiama party, gare di ballo, corse di automobili e corsi scolastici. Un musical dal successo innegabile, che appassiona anche oggi giovani e meno giovani.
Questo film si colloca nei miei ricordi d'infanzia e adolescenza, quando lo guardavo anche 2 volte al giorno, fino a impararlo a memoria (accidenti alla versione rimasterizzata coi sottotitoli e ben 2 battute cambiate!), quando io e mio zio (detto anche Tony Manero) ci sparavamo le cassette della colonna sonora a tutto volume ballando come matti in sala da pranzo, quando tutte noi Sandy sognavamo il nostro Danny.


martedì 12 febbraio 2013

QUARTET - quattro buoni motivi per vederlo

Una casa di riposo nella campagna inglese organizza ogni anno un Galà per raccogliere i fondi necessari per autofinanziarsi. I protagonisti che salgono sul palcoscenico sono gli stessi ospiti. Sì. perchè la casa di riposo in questione è abitata da musicisti in pensione, e molti di loro erano vere e proprie star del mondo della musica classica. I protagonisti del film sono i componenti di un quartetto, tra cui spicca una Maggie Smith nel ruolo della diva burbera che aveva abbandonato i tre compagni per una carriera da solista. Nel corso della narrazione i quattro dovranno affrontare nuovi e vecchi dissapori, indeboliti da un nemico comune: la vecchiaia.
In molti hanno criticato questo film, ma molti altri altri lo hanno amato. Io faccio parte del secondo gruppo per vari motivi, ne nomino solo 4 per restare in tema!
1. Il tema trainante è la vecchiaia e il modo in cui la affrontano i protagonisti. Tutti vediamo i nostri nonni e parenti anziani che giorno dopo giorno si trovano sempre più in difficoltà a causa della limitata capacità di affrontare gli imprevisti di ogni giorno (le pulizie, la memoria intermittente, cucinarsi un pasto, fare la spesa, ...). Gli ospiti di quest'ospizio "di lusso" devono fare i conti con un'ulteriore dramma: le luci della ribalta si sono spente per loro, sono stati messi da parte, non occuperanno più le copertine di nessuna rivista. Alcuni la prendono con filosofia, cercando di godersi al meglio il tempo che resta loro, altri fanno più fatica ad accettare questa situazione. Una cosa è certa: la musica e la compagnia che si danno a vicenda sono armi che li aiutano moltissimo.
2. Nel cast troviamo una lunga lista di musicisti veri e propri che hanno omaggiato il mondo della lirica ancora una volta attraverso questo film (una tra tutte Gwyneth Jones).
3. Ritroviamo molte arie famose, come il Brindisi, e altre chicche che vale la pena sentire. Io non sono del settore, ma gli appassionati ne sono stati entusiasti!
4. La location del film è un castello immerso nella florida campagna inglese, a Taplow,  e il parco che lo circonda è meraviglioso.
Ecco un film che esce dai soliti temi e che insegna che non è mai troppo tardi per essere sereni e ritrovare amici persi nel corso degli anni..

mercoledì 6 febbraio 2013

E' STATO IL FIGLIO - il cine-teatro

Siamo a Palermo, anni 70. La famiglia Ciraulo arranca per sopravvivere. Il capofamiglia Nicola (Servillo) si arrabatta al cantiere navale per mantenere tutta la sua famiglia: i suoi anziani genitori, la moglie e i due figli. Un giorno, la figlia più piccola, Serenella, viene uccisa per errore, durante un regolamento di conti tra mafiosi. La famiglia è distrutta, ma viene a sapere che esiste una legge grazie alla quale le famiglie che hanno subito delle perdite a causa della mafia, possono richiedere un risarcimento. Questa sarà la scintilla che innescherà una miccia pericolosissima. I Ciraulo cominceranno gli incartamenti per chiedere il risarcimento e, con la PROMESSA di una cifra astronomica, inizianoa spendere, indebitandosi perfino con un usuraio. E quando finalmente il tanto agognato denaro arriva, Nicola decide di spenderlo per acquistare non una casa, non una cucina, non dei loculi al cimitero o una qualsiasi altra cosa che migliori la situazione della famiglia, che vive nel degrado, ma bensì per acquistare una Mercedes. L'auto che diventerà il simbolo della loro rivincita, ma anche della loro stupidità e, infine, della loro rovina.
Quest'opera raccoglie in sé molti aspetti insoliti e positivi, che la rendono piacevole, godibile e che la impreziosiscono agli occhi dello spettatore.
Il dialetto siciliano innanzitutto, con tutte le sue sfumature e modi di dire. I primi minuti servono per ambientarsi, almeno per noi che non siamo pratici di siciliano, grazie anche all'aiuto di qualche sottotitolo!
La carica drammatica ed espressiva degli attori, Servillo e la Quattocchi spiccano tra gli altri. Sono figure che hanno del grottesco, con questi visi scuri e dai tratti accentuati, ma che rientrano perfettamente nello stile del film.
Il ritmo narrativo vivace e la fotografia audace. Da notare la scelta del silenzio o del rumore di copertura nelle scene di maggiore tensione, come quando muore Serenella o quando discutono i dettagli del prestito con lo strozzino. E' uno scenario quasi surreale, di isolamento, di abbandono.
E' un continuo scendere verso la rovina. La famiglia vorrebbe uscire dalla situazione infame in cui vive, vorrebbe salire ad un livello più alto e migliorare la propria vita, ma come ne I Malavoglia, è intrappolata nella sua realtà. Più si sforza di riscattarsi, più precipiterà verso il basso.
Questo è il cinema italiano che ci piace vedere, un cinema che sa dare qualcosa di qualità, di originalmente rivisto, di verace, con lo spirito teatrale che solo il Bel Paese ha. Dove non si deve avere paura di esagerare con l'espressività perché qui è lecita.